Finito il tempo dell’ansia da leadership, finito il tempo del lusso di non scegliere. Sappiamo dalla parte di chi stare, ora serve dire con chiarezza in che direzione andare.
Qualche mese fa con Articolo Uno-Mdp abbiamo aperto uno spazio politico a sinistra, con l’obiettivo di condividere valori e di rimettere in moto un processo di giustizia sociale di cui c’è forte necessità. Difesa del lavoro, della scuola e della sanità pubblica, dei diritti, dell’ambiente. Sono temi che riguardano le persone e che devono essere affrontati con un’azione politica in esplicita discontinuità con quella eseguita finora. Dalla parte dei deboli, che non abbia paura di dare dispiacere ai potenti. Forti della convinzione che scelte anche radicali sono scelte di governo.
Per farlo prima di una forza che invoca unità, serve una forza che sottoscriva un progetto preciso per il Paese. Ben vengano iniziative che richiamano all’unità: penso a quella del 18 giugno lanciata da Tomaso Montanari e Anna Falcone, e a quella del 1 luglio promossa da Campo Progressista di Giuliano Pisapia. Più saremo, più energie avremo per rafforzare il nostro percorso. Ma oltre ai nomi e alle personalità, ci sono soprattutto i mondi a cui guardare e il punto di vista da cui si guarda il mondo.
Sono d’accordo con quello che dice oggi Enrico Rossi in un’intervista a ‘il manifesto’ dove sottolinea che “dobbiamo cambiare le politiche attuate dal centrosinistra e renderle più nette sullo stato sociale e sul lavoro”. Non dobbiamo avere paura di dare voce e ragione a chi è stato travolto da interventi di stampo neoliberista avvallati anche da governi di centrosinistra. Non dobbiamo aver paura di andare incontro a chi – giovani, disoccupati, pensionati, immigrati, precari – ci chiede con forza una società più giusta e con maggiori opportunità per tutti. Torniamo ad essere loro interlocutori.
Non siamo alla ricerca di nomi e di simboli, né di un “papa straniero”. Siamo al lavoro per radicare una forza popolare di sinistra nei territori, con un’idea alternativa del Paese rispetto a quella proposta finora.
È ora di elaborare una piattaforma programmatica per quel pezzo di società che vogliamo difendere e rappresentare. Ecco perché prima di fare il centrosinistra, prima ancora di fare appello all’unità, serve costruire la sinistra.
Ci stupiamo dell’astensione che cresce e della destra che avanza? Domandiamoci anche se quello che chiamiamo centrosinistra ha saputo o meno interpretare i bisogni delle nostre comunità.
Questo non è il tempo di ritentare con schemi e formule del passato, sperando di avere maggiore fortuna. E’ il tempo d’una forza di popolo che condivide l’urgenza di una società più giusta, più moderna, più equa.
È finita la stagione dei veti incrociati e dei protagonismi da leader. Qualcuno se ne faccia una ragione. A tutti gli altri: andiamo avanti.