A proposito dell’allarme lanciato ieri dalla Cgil Toscana e della manifestazione sulla sanità indetta per martedì prossimo Firenze, credo che per garantire la rete dei servizi alla persona nei territori serva la massima collaborazione di tutti gli attori e le parti sociali coinvolti.
La Regione Toscana ha da sempre agito in questa direzione, raggiungendo punte d’eccellenza e funzionando spesso come modello per il resto del Paese.
Certo non sono mancate alcune criticità, in un certo senso anche fisiologiche visto la complessità e la vastità del settore, e dovute in primo luogo al taglio di risorse dei Governi nazionali che hanno fortemente indebolito il welfare in tutto il Paese.
Anche la riorganizzazione di livello regionale richiede tempo per stabilizzarsi e per lavorare nella maniera più completa possibile, soprattutto nella rete territoriale su cui dobbiamo insistere poiché anello di congiunzione finale e cruciale nel rapporto coi cittadini.
Si può condividere o meno il segnale forte lanciato ieri dalla Cgil, si può discuterne ed obiettarne i numeri, ma non lasciamolo cadere nel vuoto perché questo non gioverebbe a nessuno. L’allarme, inoltre, proviene da un sindacato confederale che ha sempre partecipato ai tavoli e che anche per il senso di responsabilità dimostrato negli anni precedenti merita di essere ascoltato.
La manifestazione indetta per martedì prossimo sotto la sede della Regione suoni come un campanello d’allarme di un rapporto che ha bisogno di essere rafforzato.
La riforma del sistema sanitario che abbiamo approvato nel 2015 in Consiglio regionale per poter funzionare ha bisogno della collaborazione delle istituzioni a tutti i livelli, del sindacato, del mondo dell’associazionismo, del terzo settore.
Sarebbe sbagliato procedere in questo percorso, perno dei servizi e dei diritti alla persona, escludendo chi protesta. La Regione faccia il primo passo avanti, invitando la Cgil al dialogo e al confronto; unica strada per raggiungere una linea d’azione congiunta, che non sia per principio né avversa alle riforme né sorda nei confronti degli operatori che erogano servizi.