C’erano i lavoratori, le famiglie dei lavoratori, gli amici, gli operai Pirelli oggi in pensione, i rappresentanti delle istituzioni, i sindacalisti. C’era tutto il paese, tutto il Valdarno fiorentino e aretino, ieri sera, a Figline, alla manifestazione di solidarietà ai lavoratori della Bekaert.
La multinazionale belga nel 2014 ha rilevato lo stabilimento dalla Pirelli, e ora ha deciso di chiuderlo, scaricando su questo sito produttivo, su questo territorio, su queste famiglie tutto il peso insopportabile della delocalizzazione. Un macigno che oggi colpisce il Valdarno, che in passato ha colpito altri territori della nostra regione, e che domani colpirà, senza ritegno, quei luoghi dove oggi il lavoro costa meno. In un mondo impoverito, con sempre meno diritti e tutele, ci sarà sempre qualcuno che lavora a meno di te.
«Non vogliamo le mance, non vogliamo la mitigazione: vogliamo il lavoro. Bekaert riparta con la produzione o metta in vendita lo stabilimento a un concorrente che possa reindustrializzare il sito». Sono le parole dei rappresentanti delle rsu, ieri sera, dal palco di Piazza Marsilio Ficino.
Chiediamo all’azienda di ritirare i licenziamenti collettivi, una procedura che non consente di accedere alla cassa integrazione straordinaria, come previsto dal Jobs Act.
Questa comunità, questo territorio, questa regione non si arrendono di fronte a una multinazionale belga che compra uno stabilimento che è qui da sempre, da quattro anni ne utilizza le professionalità, e poi decide di chiuderlo licenziando tutti per andare in Slovacchia o Romania. È una vergogna che l’Europa non deve più poter permettere.
L’Europa non deve permettere che il costo del lavoro sia diverso, che una concorrenza spietata tra Paesi metta i lavoratori gli uni contro gli altri.
Non è questa l’Europa che serve ai popoli, non è questa quella che vogliamo, l’Europa è nata per distribuire diritti e benessere, non per permettere al peggior capitalismo di speculare profitti sulla pelle dei lavoratori e di intere comunità.