“Impoverimento del lavoro e mancanza di diritti. Serve impegno comune contro ogni forma di sfruttamento”
Si è svolta oggi pomeriggio, venerdì 27 aprile, a Firenze presso la Sala delle Feste del Consiglio regionale della Toscana, l’iniziativa Abbiamo un caporale da abbattere con Yvan Sagnet, presidente dell’associazione No Cap e autore di Ama il tuo sogno, libro che racconta i fatti della rivolta dei braccianti di Nardò in Puglia nel 2011, Serena Spinelli, capogruppo Articolo Uno Mdp, Marco Benati, segretario generale Fillea Cgil Firenze, don Andrea Bigalli, referente Libera Toscana
A pochi giorni dal Primo Maggio il gruppo consiliare di Articolo Uno Mdp in Consiglio regionale ha organizzato una giornata dedicata allo sfruttamento nel mondo del lavoro. Lavoro povero, instabile, frammentato e senza tutele.
L’ultimo rapporto sulle agromafie registra un business di 21,8 miliardi di euro a livello nazionale. E nonostante la Toscana si collochi a un livello medio basso di intensità mafiosa, con Livorno e Firenze rispettivamente al 38 e al 39 posto, il nostro territorio non è rimasto immune da fenomeni di caporalato, sfruttamento, economia illegale e sommersa; basti pensare ai recenti casi di caporalato in alcune aziende del Chianti.
Nell’ottobre 2016 la Regione Toscana ha promosso e sottoscritto il Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura insieme a Inps, Ministero del lavoro, Inail, Cgil, Uil, Coldiretti, Cia, Confagricoltura e alleanza delle cooperative toscane. Il protocollo, rinnovato di anno in anno, tra le altre cose prevede: raccolta dati, realizzazione presso i centri per l’impiego di elenchi di prenotazione per il settore agricolo, interventi di ispezione, istituzione di una cabina di regia con funzione di monitoraggio tecnico amministrativo; la sospensione dei pagamenti e degli aiuti comunitari alle imprese, quando a carico degli imprenditori risultino procedimenti penali in corso legati allo sfruttamento del lavoro.
“Nel nostro Paese è in corso progressivo impoverimento del lavoro. Dai contratti a chiamata, ai voucher, fino all’assenza di ogni forma di tracciabilità, lavoro a nero e caporalato. I dati dell’Osservatorio Inps ci dicono che nei 104 mesi nei quali è stata consentita la vendita dei voucher, ne sono stati venduti 432,9 milioni – ha dichiarato Serena Spinelli – In alcune zone delle regione i lavori stagionali e la manodopera a basso costo sono più diffusi che altrove, ed è lì che dobbiamo insistere con controlli e ispezioni. Su questo, grazie al protocollo del 2016, la Regione porta avanti un impegno e un’attività di monitoraggio importanti. Oltre ai controlli, però, credo sia necessario da parte della politica, delle istituzioni a tutti i livelli, del sindacato e degli enti previdenziali pubblici affrontare le necessità evidentemente impellenti di un mondo del lavoro profondamente cambiato, rispetto a pochi anni fa, che non riguarda solo il settore dell’agricoltura. C’è un forte bisogno di tutele e diritti basilari senza i quali non è possibile parlare di occupazione ma di sfruttamento. Pensiamo a quel sottobosco di lavori e lavoretti sottopagati, apparentemente invisibili ma in crescita; come i fattorini delle multinazionali delle consegne alimentari: privi di qualsiasi forma contrattuale collettiva, privi di ogni riconoscimento professionale, privi di ogni forma di tutela sanitaria”.
“Tutti abbiamo un caporale da abbattere. La mia esperienza nel settore agro alimentare mi ha portato ad esplorare il complesso sistema del lavoro in Italia e così ho compreso il ben più complesso fenomeno del caporalato che è radicato in diversi settori, non solo in campo agricolo – ha spiegato Yvan Sagnet – Dopo molti anni passati a denunciare le condizioni di lavoro e di vita disumane e schiavistiche dei lavoratori della terra, immigrati e anche italiani, e dopo due libri in cui ho raccontato tutto ciò, ho deciso di mettere la mia esperienza di lotta e il suo patrimonio di conoscenze a disposizione di tutti creando la prima “rete anticaporali internazionale” che porta il nome di NO CAP. Dalla protesta alla proposta”.
“A Firenze, nel settore dell’edilizia, lo sfruttamento, per mancata applicazione dei contratti collettivi, riguarda il 30 per cento dei lavoratori. Questo permette un risparmio per chi fa le offerte del subappalto dal 30 al 50 per cento rispetto a un’impresa che paga regolarmente i propri lavoratori, quindi è una concorrenza sleale diffusa. Per la lotta al caporalato sono state messe in campo due iniziative negli ultimi due anni: una legge nazionale e un protocollo regionale. Sono stati fatti dei passi in avanti, ma servono ancora molti sforzi per affinare e rendere più efficaci gli strumenti a disposizione – ha sottolineato Marco Benati segretario Fillea Cgil Firenze – segretaria generale Cgil Firenze – In Toscana e anche nella provincia di Firenze infatti esistono forme di caporalato, si va da quelle pure ad altre più subdole e sempre più difficili da documentare, come ad esempio le disoccupazioni agricole usate come tipologia di retribuzione. Solo continuando la collaborazione tra istituzioni e parti sociali sarà possibile migliorare la lotta al caporalato, è una vera e propria necessità perché ci sono tanti lavoratori che hanno bisogno di aiuto per difendere i propri diritti e la propria dignità”.
“Il caporalato resta una delle grandi piaghe della società contemporanea, con casi non isolati anche nella nostra Toscana, in riferimento ad aziende di prestigio – ricordo i casi nelle aziende vinicole in Chianti – ha concluso don Andrea Bigalli, referente di Libera Toscana – C’è inoltre uno stretto rapporto tra tutele inesistenti dei lavoratori e lavoratrici e incidenti sul lavoro. La piena attuazione dei diritti è tutela delle persone. Libera anche in Toscana si attiva da sempre con i sindacati per la lotta contro tutti i fenomeni criminali legati al lavoro”.
Nelle foto, da sinistra: Yvan Sagnet, Serena Spinelli, Marco Benati e don Andrea Bigalli.