San Casciano Val di Pesa non è un’isola felice, però è un bel paese del Chianti. Un paese in cui si ragiona e si lavora su come aiutare le persone che approdano in Italia, in una logica di benessere e integrazione.
A San Casciano nell’aprile 2015 è stato aperto un centro di accoglienza straordinaria. Dopo una prima visita di alcuni anni fa, mercoledì 20 giugno ho avuto il piacere di tornarci con l’assessore alle politiche sull’immigrazione, Consuelo Cavallini.
Dal 2015 ad oggi da San Casciano sono transitate circa 200 persone. Alcune per qualche ora, altre per mesi e anni. Altre ancora hanno messo radici qui riscoprendo antichi mestieri, dedicandosi ad attività socialmente utili.
Grazie all’Amministrazione comunale fin da subito sono stati aperti momenti di confronto e di partecipazione all’intera comunità e alle associazioni del territorio. La comunità locale si è fin da subito trovata nelle condizioni di aprire un dialogo e un rapporto sempre più proficuo tra comunità e migranti.
All’ex-Hotel Mary si son aggiunte due strutture, parte di un progetto gestito da Oxfam Italia con la finalità di dare a ogni donna e a ogni uomo la possibilità di imparare un mestiere e nuove professioni.
Un anno fa il Comune ha partecipato al bando ministeriale per inserire il centro all’interno del sistema SPRAR, rafforzando un sistema di inserimento lavorativo, formazione professionale, ricerca di un alloggio.
Attraverso percorsi di volontariato – come il Pedibus per i bambini, i pranzi organizzati nelle RSA, imparando mansioni e competenze legate alla pubblica assistenza – si sono create occasioni di avviamento professionale; corsi di italiano presso le Acli e i circoli Arci.
La maggior parte dei progetti è finalizzata alla formazione professionale e all’avviamento nel mondo del lavoro. Attualmente a San Casciano, nella struttura principale vivono 22 richiedenti asilo. Provengono dal Senegal, dal Mali, dalla Costa d’Avorio. Tre le famiglie che vivono negli altri due appartamenti facenti parte del progetto.
C’è Ibra che fa il pizzaiolo, Asney che impara a fare il barbiere. E tanti altri che si cimentano in vecchi e nuovi mestieri. La sfida del centro è quella di permettere ai beneficiari una piena autonomia sociale, una piena responsabilità in termini di doveri e diritti. Da qui passa e dipende inevitabilmente la sfida dell’integrazione, di una convivenza pacifica e proficua.
Non c’è niente di perfetto però esistono posti ed esperienze che meritano di essere ripetute e rafforzate. Di fronte al dilagante clima d’odio che purtroppo ogni giorno respiriamo, a San Casciano mi ha colpito la voglia di normalità, la voglia di costruire una società migliore, invece di distruggerla.