Domani sabato 9 febbraio il Sindacato in maniera unitaria chiama a scendere in piazza per una grande manifestazione contro la manovra economica del governo gialloverde.
Sostengo questa manifestazione e anzi ringrazio il Sindacato per averla convocata e il segnale forte di vitalità, di opposizione, di proposta di un’alternativa.
Con il pieno sostegno alla manifestazione è però doverosa una riflessione. Se infatti domani le persone in piazza risponderanno unite all’appello dei sindacati per dare una risposta forte alla manovra del Governo, lo stesso non si può dire della sinistra politica, “dispersa e sparpagliata”.
Invece, ora più che mai, è tempo di elaborare un pensiero e un progetto forte di alternativa, chiaramente divergenti dalla narrazione del «Prima gli Italiani » ma anche dall’agenda neoliberale.
Questo Governo ha intercettato alcuni dei temi che sono al centro delle preoccupazioni del Paese, anche se la risposta fornita è totalmente sbagliata.
Reddito, disoccupazione, assenza di diritti o lavoro povero: sono emergenze sulle quali la sinistra deve intervenire, sono i “nostri” temi, sui quali dobbiamo essere capaci di fornire risposte adeguate ai tempi che viviamo, e anche rapidamente, se possibile. Sul lavoro pensiamo che serva lavorare meglio, con salari migliori e i giusti diritti, che serva spezzare la spirale della disoccupazione giovanile e l’esodo all’estero dei laureati investendo in ricerca, sviluppo, ambiente, innovazione e in un grande piano di rigenerazione del settore pubblico. E che serva anche lavorare meno, per non farsi travolgere dal progresso tecnologico e anzi per sfruttarlo per liberare il tempo di chi lavora.
Una prima risposta alternativa all’attuale manovra economica non potrebbe che venire dagli investimenti, a partire dai “fondamentali”: scuola, formazione e sanità, che questo Governo sembra ignorare.
Investire in scuola, formazione e sanità vuol dire impegnarsi per eliminare le disuguaglianze, per garantire a tutti parità di accesso ai saperi, al lavoro, all’aggiornamento professionale e alla salute.
Una sinistra che vuole essere tale deve ribadire con chiarezza, nei fatti, il proprio indiscusso sostegno a un sistema sanitario pubblico e universale.
Non solo per garantire a tutti il diritto alla cura, ma anche per intervenire sulla prevenzione, la correttezza degli stili di vita, la presa in carico delle persone e per rispondere al tema della cronicità. Tutto ciò non può avere come discriminante il reddito o la nazionalità.
Dunque ancora grazie al sindacato unito per aver “battuto un colpo”. Da parte mia lo raccolgo come un invito, a chi ci vuole essere, ad andare avanti, a sinistra.