Quando ho visto che il Ministero della Salute annunciava il #fertilityday e soprattutto la relativa campagna di promozione sono rimasta senza parole…
per fortuna però in tanti ne hanno trovate e oggi quelle minacciose cartoline che esortavano a procreare gli italiani, e in modo particolarmente accusatorio le italiane, sono state rimosse dal sito dell’iniziativa ministeriale.
Una campagna sbagliata e inaccettabile, per l’indelicatezza verso chi soffre d’infertilità, per l’idea retrograda della donna e del suo corpo. E per l’aver puntato il dito sul “fattore tempo” – come se la tendenza a fare figli sempre più tardi e la denatalità fossero dovute alla dissolutezza e all’ambizione sociale delle giovani donne, che sprecano la loro età fertile – piuttosto che alla disoccupazione giovanile, al precariato, all’accesso alla casa, alla conciliazione con il lavoro, alla carenza di servizi per l’infanzia…
Questioni che riguardano uomini e donne e per cui l’elenco può continuare.
Giusto che il Ministero della Salute si impegni per una maggiore informazione e consapevolezza sul tema della fertilità (maschile e femminile) e che si promuovano stili di vita corretti anche in tal senso.
E per quanto riguarda l’orologio biologico delle donne, bene che conoscano quello che dice l’Istituto Superiore di Sanità, ovvero che “è di fondamentale importanza che le donne che desiderano una gravidanza siano informate e consapevoli dell’impatto dell’età sulla fertilità” (il parere scientifico dell’I.S.S. lo trovate qui:http://www.iss.it/binary/rpma/cont/parere.pdf ).
Ma fra questo e l’idea che si debbano fare “figli per la Patria”, c’è una bella differenza e tanti anni di crescita sociale e culturale in mezzo.