Giovedì si è svolta la prima seduta dell’Osservatorio regionale sul fenomeno della dipendenza da gioco d’azzardo, previsto dalla normativa toscana come presidio a contrasto del disturbo da gioco, malattia che anche in Toscana colpisce molte persone. A farne parte, oltre a membri della Giunta e del Consiglio regionale, i rappresentanti dei Comuni, delle aziende sanitarie, delle associazioni di volontariato e professionisti esperti in materia.
Abbiamo tracciato obiettivi condivisi e iniziato a impostare il rafforzamento di un sistema a rete che coinvolge molti soggetti. In Toscana esiste un grande patrimonio di risorse e professionalità che già stanno operando insieme nel contrasto al gioco d’azzardo patologico, ed è proprio questo un punto che l’osservatorio vuole valorizzare.
Tra gli importanti compiti che avremo quello di monitorare il fenomeno, con l’analisi e la raccolta di dati statistici, di individuare le criticità del sistema ed elaborare proposte, di coordinare iniziative di informazione e prevenzione, coinvolgendo attivamente le associazioni del terzo settore che operano da tempo su questo tema. Una rete chiamata a lavorare in maniera coordinata e sinergica in costante raccordo con le azioni regionali.
La Regione ha di recente stabilito nuove linee d’indirizzo per le ASL e sta definendo un ampio Piano di Contrasto. Un piano incentrato sulla prevenzione, che prevede, oltre a un numero verde per il primo ascolto e una campagna informativa, una serie di iniziative su tutto il territorio regionale in collaborazione con le associazioni di volontariato e rivolte soprattutto ai giovani e alle scuole.
Contro il dilagare del gioco d’azzardo e le sue potenzialità patologiche, purtroppo, c’è ancora molto da fare. Nel 2016 la cifra spesa dagli italiani è tornata a crescere, segnando il nuovo record di 95 miliardi di euro, il 4,4% del Pil nazionale. Significa che nel gioco d’azzardo si spende quasi quanto per l’alimentazione e il triplo della spesa per l’istruzione dei figli.
Una cifra che per la sua metà finisce nelle slot, e il resto nelle altri molteplici forme d’azzardo, piuttosto che in molti altri consumi in grado di attivare processi economici e sociali più virtuosi.
E’ il segnale di una vera e propria minaccia sociale e sanitaria, a fronte della quale serve un azione collettiva, soprattutto sul fronte culturale e della prevenzione.
La nostra volontà, infatti, non è intraprendere una crociata proibizionista contro il gioco d’azzardo, ma una battaglia contro l’inganno della vincita facile, a favore del gioco responsabile, che si svolga in luoghi limitati, a distanza dai luoghi sensibili delle nostre città, in maniera sicura e controllata, dopo che per anni si è diffuso indiscriminatamente nei bar, nei circoli e se ne è promossa troppo spesso un’immagine positiva e accattivante, soprattutto attraverso la pubblicità, che invece riteniamo dovrebbe essere del tutto vietata.
In Toscana sono circa 1400 i pazienti in trattamento e il fenomeno investe oltre 20mila persone. Numeri ancora più pesanti perché in prevalenza si tratta di persone a basso reddito, soggetti a rischio di emarginazione sociale o già affetti da altre dipendenze. In questo modo, la patologia diventa anche un moltiplicatore di disuguaglianze socio-economiche.
Il nostro messaggio è che l’azzardo non è un gioco, ma un comportamento a rischio, che danneggia tutti, anche chi non gioca. E che vincere non è affatto facile, è molto più facile ammalarsene e rischiare di bruciare i propri soldi e anche la propria vita.
P.S.: Dopo la riunione dell’Osservatorio sono stata intervistata da Controradio, per ascoltare l’intervista CLICCA QUI